Affrontiamo un argomento che a nostro avviso non dovrebbe esistere nel vocabolario del corridore amatore, sebbene agonista. L’Overtraining o come viene più facile chiamarlo in italiano, il Sovrallenamento.
Armando Selene ci riporta la sua esperienza e ci racconta che “Da ragazzo, quando mi cimentavo nelle categorie giovanili, esso, l’overtraining o il sovrallenamento, era lo spauracchio di noi tutti e appena vedevamo qualche atleta avere qualche piccola flessione di prestazione urlavamo subito al sovrallenamento! Era per noi un ombra sinistra e ricordo che anch’io più volte ho temuto questa ‘’degenerazione’’ sportiva.”.
Il vero Overtraining a differenza di quanto si pensi non dovrebbe interessare i ragazzi ed a maggior ragione i runners amatori.
Quest’argomento sarà trattato, con la modalità che contraddistinguono tutti gli articoli di Armando Selene, dando priorità all’aspetto esperienziale e calandolo nella nostra realtà, quella dei Wellrunners, evitando di intasarlo di aspetti scientifici.
Faremo ciò per due motivi. Il primo è quello che non si potrebbe aggiungere nulla di nuovo a quello già presente in rete e scritto da professionisti autorevoli, ed il secondo motivo è che probabilmente il messaggio che si intende inviare ai Wellrunners, possa disperdersi.
Cos’è l’Overtraining o Sovrallenamento? La definizione.
Definiamo l’Overtraining o il Sovrallenamento, come quel fenomeno che si verifica quando un atleta si sottopone a carichi continui e ripetuti nel tempo senza accompagnare ad essi il giusto recupero e, pertanto, crea una crisi psico-fisica tale da inficiare qualsiasi miglioria prestazionale. Al contrario, tale indebolimento porta certamente alla perdita della propria performance e può, nei casi più gravi, degenerare in patologie psicologiche.
Dalla definizione, molto sintetica, si capisce subito che un amatore NORMALE non può e non deve mai trovarsi in questa situazione.
“Durante i tanti anni di allenamento, mi è capitato di incontrare atleti amatori che avevano subito una sorta di Overtraining, ma per loro fortuna avevano sperimentato solo il primo stadio del fenomeno, che altro non è che un sovraffaticamento e in molti casi si risolve con una diminuzione di carico o con il riposo.
Spesso, la soluzione la troviamo nell’infortunio che ovviamente nessun corridore ‘’ama’’ ma è spesso un alleato di noi amatori. Questo è un argomento e un aspetto che tratteremo in un altro articolo.”
Chi conosce Armando Selene sa anche che è solito fare delle similitudini per far passare il messaggio da recepire ed esorcizzare il rischio di Overtraining.
Supponiamo che Alberto (nome di persona immaginaria e inventata da Armando :-D) venga assunto da un’azienda importante e da disoccupato cronico diventa improvvisamente occupato e inizia a percepire uno stipendio sufficiente che per lui si concretizza in spese che prima gli erano negate ed ora accessibili, quali potrebbero essere l’acquisto di un’auto, cenare più spesso fuori con gli amici, acquisire abbigliamento più congeniale e tante altre piccole cose. La nuova realtà, quindi, migliora di molto la vita di Alberto, offrendogli occasioni che prima non aveva, e quindi Alberto decide di impegnarsi ancor di più nel suo lavoro, effettua straordinari ed impegna buona parte del suo tempo libero in questa attività lavorativa.
Tutto ciò è notato dall’azienda che decide di cambiargli la mansione con un aumento di stipendio. Alberto, a questo punto, riesce nuovamente a compiere una miglioria nella sua vita e decide di ‘’aumentare’’ il suo tenore di vita agendo sull’acquisto di una casa, un’auto migliore e investire anche un po’ di risparmi per il futuro perché non si sa mai. Non si accorge, però, in questo tram tram che buona parte della sua vita è ormai dedita al lavoro e comincia a perdere degli aspetti importantissimi della vita umana che ci danno la ‘’forza’’ di gestire gli impegni, come la famiglia, gli amici, gli hobby, lo sport, le vacanze, etc..
Per Alberto, a questo punto, diventa sempre più ossessiva la ricerca di crescita nell’azienda ma ciò non è sempre possibile, sia perché probabilmente lui ha già dato il massimo e molto è dovuto alla grande abnegazione, ma comunque la giornata consta di 24 ore ed oramai il tempo impegnato è quasi massimale ed anche perché ognuno ha dei limiti di gestione, che devono essere conciliati con il giusto riposo (recupero) ed a cui non è possibile sottrarsi.
Alberto, quindi, privo di quel sostegno necessario comincia ad avere un calo di rendimento che si accompagna ad un radicale cambiamento pure umorale, che lo mettono in cattiva luce presso l’azienda che sempre più comincia a non affidargli più mansioni importanti e gli riduce drasticamente gli straordinari, che impattano sul salario generale di fine mese. Alberto si ritrova in una condizione di confusione mentale e non riesce a reagire positivamente e cade in una crisi depressiva.
Volendo portare la storia di Alberto su un parallelismo con la corsa, ecco cosa può accadere.
Marco, (altra persona immaginaria creata da Armando Selene 😀 ), ha una vita sedentaria ed è prossimo ai quarant’anni, si accorge di essere in forte sovrappeso e sente che le forze della gioventù lo stanno abbandonando.
Scopre casualmente la corsa e, spinto dal desiderio di migliorare la sua vita, comincia timidamente a camminare e “corricchiare”.
Marco si accorge che dopo qualche mese comincia a notare dei cambiamenti in positivo e, allora, si appassiona di più ed investe più tempo e risorse in questa attività e dopo un anno tutti si accorgono del cambiamento! Bene. Marco è dimagrito, è più energico, dorme meglio, mangia con più gusto, è più solare e la sua autostima è cresciuta.
Sua moglie e i suoi figli sono entusiasti e beneficiano di questa ritrovata efficienza. Spinto dall’entusiasmo, Marco prova ad utilizzare la corsa anche come “sport agonistico” ed inizia le prime gare dove ottiene discreti risultati, che lo invogliano a dedicare ancora più tempo agli allenamenti.
Passa qualche anno e le prestazioni sportive sembrano avere una stasi (Marco si allena sette giorni su sette) e allora decide di intensificare i carichi di allenamento, ma ottiene un miglioramento minimo. A questo punto, Marco opta per il bigiornaliero (doppio allenamento giornaliero) e porta gli allenamenti a 10 alla settimana ed per un po’ di mesi i risultati voluti arrivano. Marco continua ancora, ma d’improvviso comincia a non reggere più quei ritmi e accusa un crollo fisico che gli impedisce di allenarsi anche a ritmi che potrebbero considerarsi per lui ‘’lenti’’. Invece di fermarsi con gli allenamenti, Marco tenta di reagire continuando ad allenarsi e in breve si ritrova in condizioni fisiche disastrose ed è costretto a fermarsi. Tutto ciò in lui gli crea un senso di smarrimento che lo porta a vivere anche una situazione di depressione psicologica, non ritrovando più le stesse prestazioni di prima.
I punti in comune di Alberto e Marco
Vediamo adesso cosa accomuna Alberto e Marco. Entrambi provengono da una situazione iniziale non ideale: il primo perenne disoccupato o con lavoretti saltuari ed il secondo sedentario per buona parte della sua vita da ‘’giovane’’. Entrambi, si ritrovano a vivere per loro fortuna una rinascita.
Come reagiscono a questa rinascita?
Inizialmente, benissimo! Migliorano sé stessi e chi li circonda, ma poi commettono il fatidico errore di credere che “tutto è possibile” e sopravvalutano le proprie capacità immergendosi in un vortice di esasperata competitività che annulla o limita ai minimi termini tutto ciò che è il recupero dal “carico di lavoro o sportivo”, probabilmente forti anche della convinzione che altre persone fanno o hanno fatto quello che loro stanno facendo o vorrebbero fare.
Prendere ad esempio persone straordinarie che fanno cose fantastiche non sempre è sbagliato e ci può essere da stimolo a migliorare ma nello sport agiscono condizioni di base molto diversificate da atleta ad atleta e certamente l’aspetto genetico, ambientale e culturale incidono enormemente e pertanto non siamo autorizzati a pensare che una ‘’cosa’’ la faccia quel determinato atleta allora ciò è valido per tutti o quasi.
Zatopek, tra mito e realtà
Il mitico Zatopek, unico a vincere nelle olimpiadi di Helsinki del 1952 la medaglia d’oro nei 5000, 10000 e maratona (cosa mai più successa) adottava nella sua preparazione sedute di allenamento alquanto pittoresche.
Una volta terminata la sua carriera pensò bene di dedicarsi a quella di allenatore (coach), ma le sue ‘’schede’’ mal si adattavano ad altri atleti e non ebbe le soddisfazioni sperate. Di questo fece le spese anche la nostra nazionale che sotto la sua guida segnò un vero e proprio “Caporetto sportivo”.
La sua straordinarietà prescindeva dall’allenamento e anzi, a mio avviso, nonostante quel tipo di allenamento ‘’particolare’’ riuscì ugualmente a vincere.
Eccoci qua, adesso arriviamo a ciò che tengo dirvi.
Gli amici che si allenano con me hanno sempre ascoltato le mie parole ad indicare l’importanza del recupero nella corsa, ma occorre anche il giusto tempo di crescita.
A chi mi chiede dopo pochi mesi di corsa se può partecipare ad una maratona rispondo sempre che è meglio passare per la 10 K, poi semmai la 21 K e laddove la ‘’follia’’ continua allora, “concedo” il pollice su per la maratona;
Non tutti siamo uguali ed ognuno ha i propri tempi. Di massima, abbiamo motivo di credere che per un corridore, come il nostro fantomatico amico Marco, la maratona dovrebbe arrivare dopo anni e dovrebbe essere accompagnata da una condizione di massa corporea idonea.
Armando Selene è solito consigliare a tutti distanze da 5 a 10 Km che considera ottimali per la salute ed alla portata di tutti; non a tutti consiglia la 21 K, ma solo a chi ha il giusto tempo per prepararla ed effettua la giusta e graduale crescita fisica. “La mezza maratona è la distanza che considero la più divertente!” Armando Selene, infine, non consiglia mai a nessuno la Maratona, nonostante la trovi molto emozionante e a livello mondiale ci sono manifestazioni bellissime. Il fatto di non consigliare la maratona, per Armando Selene nasce dal fatto che tale distanza non crede sia salutare per il corpo e necessita di una preparazione atletica veramente impegnativa e da non sottovalutare.
Ma considerato che la maggior parte dei miei amici ama la maratona, Armando Selene, per amor loro, li ha seguiti in questi anni con la speranza di limitare quanto più possibile il “danno” dalla lunga distanza.